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Aspettando il Cammino di Francesco…la stella del Santuario di Greccio luce nel buio delle difficoltà.

Santuario di Greccio

Per il terzo appuntamento della rubrica Aspettando il Cammino di Francesco, il percorso virtuale che già ha visto la presenza delle comunità dei frati dei santuari francescani di Poggio Bustone e Fonte Colombo, un grande messaggio di speranza trapela dalle parole dell’intervista a padre Francesco Rossi, guardiano del Santuario di Greccio.

In qualità di guardiano del Santuario ha visto il passaggio di moltissimi pellegrini e turisti grazie anche alla recente visita del Santo Padre e alla terza edizione de “La Valle del primo Presepe”. A causa del lockdown siamo tutti costretti a rimanere nelle nostre case.  Come sta affrontando questo periodo di isolamento e cosa suggerisce per rimanere saldi al concetto di “chiesa in uscita” tanto caro a Papa Francesco? 

Dopo i risultati più che positivi, ottenuti dalla felice intuizione del nostro vescovo mons. Domenico Pompili e dall’ancora più sorprendente visita di Papa Francesco che ha firmato presso la Grotta del Primo Presepe la Lettera Apostolica “Admirabile Signum”, siamo stati visitati da moltissimi pellegrini. Ci siamo adoperati per garantire un’accoglienza decorosa a tutti, nonostante a volte fossimo fiaccati dalla massiccia e continua presenza di visitatori.

Con l’avvento del coronavirus tutto si è spento in un attimo, un silenzio profondo ci ha avvolti in una solitudine senza pari. Nella necessità di reinventare il nostro quotidiano abbiamo maggiormente compreso perché san Francesco amasse profondamente questo luogo sospeso tra cielo e terra.

Proprio l’epidemia ci ha ricondotti all’insegnamento del Poverello d’Assisi: ritirarsi, ricaricarsi per poi ripartire. Ci ha richiamato alla mente anche la figura di Santa Teresa di Gesù Bambino, una fragile e silenziosa suora che non è mai uscita dal suo monastero, eppure è la protettrice delle missioni della Chiesa: sono questi gli esempi che ci fanno comprendere come sia possibile conciliare “la chiesa in uscita” cara a Papa Francesco con la “chiusura” imposta dall’emergenza.

Lo scorso 18 marzo è stata riaccesa la stella cometa di Greccio, qual è il messaggio che si vuole veicolare attraverso di essa?

La stella cometa punta dritta sul nostro Santuario, ed è stata accesa perché sia segno per noi e per tutti: la luce, anche fioca, è orientamento nelle difficoltà e nelle incertezze del buio.

Il Santuario di Greccio fa parte dell’anello del Cammino di Francesco. Quale esperienza del Santo fanno i pellegrini che giungono da voi?

Possiamo fare un parallelismo tra l’emergenza coronavirus e ciò che i pellegrini possono esperire nel nostro Santuario.

Oggi il virus ci mette d’innanzi a situazioni difficili: la crisi del sistema economico, l’impossibilità di avere relazioni con altre persone (che di fatto contribuiscono a plasmare ed arricchire il nostro essere) e il venir meno di tutte quelle sicurezze su cui eravamo arroccati, forti delle conquiste della scienza e del nostro potere.

Queste privazioni hanno messo a nudo le nostre fragilità, facendoci riscoprire la bellezza della libertà, della gioia di vivere, la solidarietà con il vicino e il rispetto per il creato. Il silenzio e l’essenzialità delle cose di questi giorni, hanno inoltre permesso di fare esperienza della dimensione del Divino che è in noi.

Cosi come il linguaggio doloroso del coronavirus ha fatto riemergere quegli elementi positivi che avevamo accantonato, allo stesso modo il Santuario di Greccio parla ai pellegrini in arrivo con la sua difficoltà di accesso, l’essenzialità delle strutture, la durezza della pietra e l’assordante silenzio; ci fa ascoltare di nuovo la voce di Francesco d’Assisi, che fu “virus” per le genti di allora. Fortunatamente il “vaccino” del tempo non ha impedito che contagiasse anche noi.

 

Foto di Monica Domeniconi

 

 

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