Il presepe di Francesco

Archi del Palazzo Papale, via Cintia 102

Tutti i giorni dalle 8:00 alle 20:00

Il presepe monumentale del maestro Francesco Artese, inaugurato il 1 dicembre 2018, è posto all’interno della splendida cornice degli Archi del Palazzo Papale.

Si tratta di un’opera unica, frutto delle sapienti mani di numerosi artisti.  Il capolavoro regala al visitatore una suggestiva immagine: a un occhio attento non sfuggiranno i particolari del borgo di Greccio e alcuni dettagli architettonici della città di Rieti, metafora di un’unione che lega i due luoghi simbolo de “La Valle del Primo Presepe”.

Il maestro Artese ha tratto ispirazione da quanto narrato da Tommaso da Celano nel capitolo XXX della Vita Prima, dedicato proprio al presepio di Greccio.

San Francesco infatti, due settimane prima del Natale 1223, condivise un suo profondo desiderio col suo amico Giovanni Velita, appartenente ad una nobile famiglia del luogo e dotato nel contempo di grande nobiltà d’animo:”Se vuoi che celebriamo a Greccio il Natale di Gesù, precedimi e prepara quanto ti dico: vorrei rappresentare il Bambino nato a Betlemme, e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l’asinello”.

Ecco dunque svelata “l’assenza” nell’opera di Maria e Giuseppe a cui sono in genere abituati gli occhi di grandi e piccini.  Le oltre settanta statue sono pezzi unici e molto preziosi, plasmati in terracotta a Caltagirone dal maestro Vincenzo Velardita ,“vestiti” a Napoli dalle sorelle Balestrieri della Nicla Presepi secondo i costumi dell’epoca e dipinti dall’artista Rosa Ambrico. Le campane, le porte e finestre con tanto di cardini e vetri, sono autentiche raffinatezze realizzate a mano dall’artista reatino Gianni Scacciafratte. Pezzi unici artigianali sono anche gli animali, le tinozze e le scope, le ceste e gli stendardi, i comignoli e le quasi seimila tegole che ricoprono i tetti, tutte rigorosamente applicate a mano.

Dal perdono alla non violenza - Il cammino di Francesco, un percorso verso la riconciliazione

Archi del Palazzo Papale, via Cintia 102

Tutti i giorni dalle 8:00 alle 20:00

La seconda opera del maestro Francesco Artese è ambientata nel borgo di Poggio Bustone: sono sapientemente narrati i cinque momenti salienti della vita spirituale del Santo vissuti proprio in quegli ameni luoghi. Francesco giunge nella valle reatina nell’estate del 1208. Il suo saluto “Buon giorno buona gente” con cui egli desidera augurare il bene a coloro che incontra sul suo cammino, riecheggia fra le vie del borgo.

Il peso dei peccati della sua giovinezza lo fa però piombare nello smarrimento. E’ tormentato e si chiede se Dio possa davvero perdonare il suo passato. Decide allora di rifugiarsi sulla montagna per piangere e pregare. Ecco quindi accadere l’insperato: la luce sfolgorante di un angelo illumina le tenebre della notte e del suo cuore.  I peccati sono perdonati, le sue colpe cancellate!

Francesco pieno di gioia torna dai suoi fratelli e annuncia che Dio è perdono e misericordia. Insieme ai suoi compagni parte in missione. I loro passi sono accompagnati dalla luce di un nuovo giorno. Ma il messaggio del Poverello non conosce confini né diversità religiose: per questo egli si reca dal Sultano per donargli un messaggio di amore.

Ottocento anni sono trascorsi dall’incontro con il sultano Malik al-Kamil, da quando partì una spedizione del tutto improvvisata e munita del solo scudo della fede, in cui “Francesco accompagnato da Illuminato da Rieti, si mise alla ricerca del suo interlocutore senza alcun interprete e senza alcuna mediazione”. L’incontro, come è noto, «si risolse in un nulla di fatto, ma è un fatto cui ispirarsi anche oggi». Perché a trovarsi di fronte furono due personaggi tanto diversi, eppure capaci di farsi vicini: «l’uno si recò nell’accampamento avversario; l’altro l’accolse amorevolmente e lo curò molto umanamente nella sua malattia».

 

Previous ArticleNext Article