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Il messaggio del presidente dell’Associazione Italiana Amici del Presepe: la Natività come testimonianza di vita

AIAP

Cari Amici del Presepio, forse mai come in questi giorni mi sono sentito vicino a voi, e penso che questo sentimento ci accomuni un po’ tutti.

Il pensiero non può non andare ai tanti Amici che stanno vivendo le emergenze più drammatiche, o l’angoscia di nuove, temute (speriamo erroneamente) impennate di contagi; agli Amici più fragili, anziani, ammalati; agli Amici medici, operatori della Sanità, volontari, che si stanno battendo per tutti noi in prima linea; agli Amici in ansia per i propri familiari lontani, dai quali sono a volte costretti a rimanere dolorosamente separati; agli Amici esteri, come noi in situazioni difficili, in Spagna, in Germania e in tutto il mondo; agli Amici che ci hanno gioiosamente accolto appena due mesi fa (sembra passata una vita!) in Belgio, Paesi Bassi e Aquisgrana, in occasione del Congresso Internazionale, anche loro duramente messi alla prova in questi giorni.

E soprattutto agli Amici di Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, che sono immersi in un silenzio irreale rotto solo dalle sirene delle ambulanze e stanno vivendo realtà che non è esagerato definire tragiche.

Da qualcuno di loro ho saputo che, in certe zone, alcuni locali che non più tardi di tre mesi fa accoglievano mostre di Presepi, sono ora trasformati in camere ardenti, pieni di bare che non si saprebbe dove mettere altrove.

Stiamo combattendo tutti, ognuno per quello che può, una battaglia contro un nemico invisibile, una sfida per noi nuova, che non sappiamo, e questa è la cosa più brutta, quanto potrà durare. Siamo un po’ come i marinai di Colombo, viviamo nella speranza di avvistare una terra che per il momento non è all’orizzonte.

Eppure esiste, almeno questa sicurezza noi possiamo averla, rispetto all’equipaggio delle tre caravelle. Noi ci sentiamo più vicini al navigatore genovese: neanche lui aveva certezze, ma ci credeva, aveva fede, come noi, e da questo dobbiamo trarre linfa per rafforzare il nostro morale.

Il Presepio viene in nostro aiuto: so che tanti di voi, anzi… di noi, approfittano dell’imprevisto tempo libero (quanto lo abbiamo sognato e quanto ora non vorremmo averlo!) per dedicarsi alla costruzione di un Presepio.

Non è un passatempo per vincere la noia: è un impegno per testimoniare che la vita, che il Presepio celebra in senso letterale e figurato, alla fine vincerà, e quelle sale oggi tristemente adibite ad obitorio torneranno ad allietarci con l’esposizione delle nostre opere.

E’ una preghiera che, nel mentre intagliamo una pietra o sistemiamo una pianta, silenziosamente rivolgiamo a Gesù Bambino perché questo film di fantascienza che ci vede attori giunga presto ai titoli di coda.

E’ una maniera per sentirci, come dicevo, più vicini: il Coronavirus ha potuto cancellare tanti appuntamenti già programmati (corsi di tecnica, ritiri spirituali, assemblee) che ci avrebbero riunito in queste settimane, ma nulla può contro questo sentimento di empatia che tutti ci accomuna e che la nostra Associazione coltiva da decenni.

Vorrà dire che a queste occasioni mancate, che avremmo vissuto certamente con soddisfazione ma come una normalità, domani, quando potremo finalmente riprogrammarle, parteciperemo con un altro spirito, le sentiremo come un vero regalo, e ci daranno una gioia che mai avremmo provato prima.

La nostra Associazione vuole esserci anche in questo momento così drammatico: continuiamo a progettare e a programmare, a lavorare a una rivista che non sappiamo se e quando potrà raggiungervi, ma che vogliamo sappiate che c’è, e giungerà nelle vostre mani, prima o poi e malgrado tutto.

E stiamo anche preparando un paio d’iniziative che a breve lanceremo sui nostri social, che vi coinvolgeranno e che serviranno, almeno questo è il nostro auspicio, a farci sentire ancora più uniti, a farvi compagnia in queste lunghe ore di isolamento forzato, a darvi la certezza che, alla fine, andrà tutto bene!

Perché non ci arrendiamo, perché ci crediamo, perché sappiamo che Gesù Bambino ci aiuterà! Quel Gesù Bambino che, nell’immagine di una delle tante opere ammirate in occasione del Congresso e che illustra queste mie parole, vediamo splendente e trionfante sui simboli della Passione alle sue spalle.

Anche tutto questo un giorno sarà alle nostre spalle, e allora l’abbraccio metaforico e virtuale con cui ora sono costretto a unirmi a voi, diventerà reale e più affettuoso che mai!

E sarà presto, molto presto!

 

P.S.: E se vi viene voglia di uscire e non ne avete reale motivo, ripensateci e rimanete in casa: c’è un Presepio che aspetta di essere completato, e non è bello farlo attendere!

Alberto Finizio

Associazione Italiana Amici del Presepe

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