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In viaggio di nozze sul Cammino di Francesco

Viaggio di nozze sul Cammino di Francesco

Simpatici e innamorati, i freschi sposi Elena e Cristian sono i pellegrini dell’anno che hanno deciso di intraprendere il Cammino di Francesco come viaggio di nozze. Partita il 9 maggio scorso, la coppia è arrivata a Rieti esattamente dieci giorni dopo. Tappa d’obbligo a Greccio, con visita al borgo e al santuario del Primo Presepe, per poi scendere verso Fonte Colombo, luogo dove san Francesco scrisse la Regola Bollata. «Siamo sempre stati sportivi – racconta Elena – ci siamo conosciuti in palestra quando eravamo adolescenti, ai tempi facevamo sollevamento pesi e la passione per le camminate non ce l’aveva ancora nessuno dei due».

Un Ferragosto però, zaino in spalla dopo un giro in moto, i due ragazzi si fermano a Radicofani, un paesino della Toscana, e lì vengono scambiati da una signora per pellegrini. «Era un negozio di generi alimentari – ricordano – e la bottega era aperta anche nei festivi per accogliere coloro che stavano percorrendo a piedi la Via Francigena. Fu un giorno che non dimenticheremo, da allora siamo partiti per Santiago seguendo il Cammino Francese, e non ci siamo più fermati». Dal 2016 in poi, ogni anno un cammino diverso: Via Francigena, Rota Vicentina, Cammino Portoghese, Via degli Dei, Francigena del Sud, Italia Coast to Coast e Cammino di Oropa, fino alla Valle Santa reatina.

Per il viaggio di nozze Elena e Cristian avevano pensato al Giappone, ma ci ha pensato il Covid a farli dirottare in anticipo verso il Cammino di Francesco, comunque previsto per il mese di agosto. Del resto, la guida già era stata comprata, lo zaino si fa velocemente, bastava solo partire. I due ragazzi viaggiano leggeri, poco più di cinque chili in spalla con tappe di anche cinquanta chilometri al giorno, con l’entusiasmo di un percorso da percorrere insieme e l’energia di gambe ben allenate. Oltre allo stretto necessario di oggetti materiali, un bagaglio di incontri, volti, dialoghi ed esperienze vissute in luoghi che trasudano spiritualità.

Ed è come se parlando con loro viaggiassimo un po’ anche noi, oltre ad aver modo di conoscere meglio la nostra terra attraverso gli occhi meravigliati di chi non l’aveva mai vissuta. «Solitamente siamo noi due a destare curiosità e a raccontarci, qui invece la consapevolezza del territorio fa percepire la passione nella divulgazione dei luoghi e delle tradizioni». Cristian sarebbe felice se la loro esperienza fosse da stimolo per altri pellegrini: «Il Cammino di Francesco è bello, sicuro e molto intuitivo da fare in entrambe le direzioni.

La segnaletica è buona, e nei punti critici ci sono sempre la tecnologia o la guida cartacea che ti permettono di ritrovare il sentiero». «Mettere una segnaletica in città – suggerisce Elena – oltre ad aiutare i pellegrini e destare curiosità, sarebbe uno stimolo per gli stessi abitanti ad essere più informati». Meno contatti con i pellegrini e forse un pizzico di avventura in meno a causa della pandemia, sottolineano i due ragazzi, «e se prima ti adeguavi a dormire in qualsiasi posto, ora bisogna fare molta più attenzione». Ma dopo un anno faticoso e quasi tutto in salita, oggi è tempo di ritrovare la strada dell’ottimismo e della positività: «Più alta è la salita, più grande è la gioia all’arrivo», conclude Elena. Non aspettiamo altro. E buon cammino a tutti.

Elena e Cristian in compagnia del maestro Francesco Artese presso gli Archi di Palazzo Papale a Rieti
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