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San Francesco e l’episodio dell’incontro con una povera donna di Machilone

Tommaso da Celano narra nella Vita seconda di San Francesco l’episodio dell’incontro del Santo con una povera donna di Machilone, alla quale donò un mantello impartendo al padre guardiano una lezione di umiltà: la Legenda Perusina e lo Specchio di perfezione confermano la veridicità del racconto, traendone motivo per celebrare lo spirito generoso e caritatevole di San Francesco.

Ma non è questo l’unico legame che l’alta valle del Velino può vantare con il Santo che frequentò così assiduamente la Curia reatina ed il suo territorio.

Ai tempi di San Francesco, Posita Realis non esisteva ancora come insediamento urbano a sé stante: solo all’incirca un secolo dopo, nel 1301, il re Roberto d’Anjou ne avrebbe decretato la formazione.

Continuava ad esserci, invece, lungo l’antica arteria consolare, una stazione per il cambio dei cavalli – quanto i Romani chiamavano una mansio – e, in alto, arroccato sul pendio del monte in posizione dominante a controllo del valico il castello di Machilone.

Il paesaggio testimoniava dunque tangibilmente le trasformazioni dettate dalla storia degli uomini, quando San Francesco passò di qua e donò il conforto della sua parola alle popolazioni rurali, disseminate fra la valle e la montagna, dedite alla fatica quotidiana dei loro mestieri di contadini, boscaioli, pastori.

La tradizione vuole che prima di allontanarsi da qui il Santo abbia fondato un oratorio ed abbia profetizzato la distruzione del castello, di fatto assediato ed abbattuto dagli Aquilani nel 1290.

In realtà, nel XIII secolo a Machilone fu costituita una comunità di Frati Minori.

Dopo la fondazione di Posta, la comunità francescana vi promosse la costruzione di una chiesa intitolata al Santo, eretta nelle consuete forme della basilica mendicante già intorno alla metà del XIV secolo.

In foto la lapide commemorativa del castello di Machilone

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