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La chiesa di san Domenico tra colori, creatività e meraviglia

Una nuova tecnica da sperimentare, un evento divertente che ha regalato un fine settimana creativo a grandi e piccoli: la terza edizione della Valle del Primo Presepe si colora con i laboratori di gessetto a cura dei Madonnari di Bergamo

«Fai un disegno semplice, senza troppi dettagli. Poi traccialo sul cartoncino con il gessetto bianco: oggi il gessetto bianco sarà la tua matita», spiega Giovanni a uno dei bimbi seduti sui tappeti blu.

Insieme a Giuliano, Morena e Paola, Giovanni è uno dei quattro Madonnari di Bergamo arrivati nella chiesa di San Domenico per curare i laboratori di gessetto: una nuova tecnica da sperimentare, un evento diverso e creativo che ha regalato un fine settimana coloratissimo a grandi e piccoli per la terza edizione della Valle del Primo Presepe.

«Giriamo l’Italia per spiegare come utilizzare i gessetti colorati, è qualcosa che può imparare chiunque, con un risultato sorprendente». E sono davvero sorprendenti le opere terminate, che regalano sfumature e giochi di luce che sembra impossibile siano ottenuti solo strofinando su tavola o cartone dei semplici gessi da lavagna.

Giovanni saluta porgendo il braccio anzichè la mano, totalmente imbrattata di polvere colorata: «Sta tutto lì, prima si colora e poi si sfuma con le dita: le tinte si sovrappongono, e se ne usano tantissime prima di ottenere la tonalità giusta. Si mette, si toglie, evitando accuratamente di usare il nero, che comprometterebbe tutto subito: è meglio usare il bianco, poi aggiungere, per mantenere il disegno pulito».

Tra i temi preferiti dalle tante persone giunte a San Domenico per cimentarsi con i gessi colorati – naturalmente – spicca il presepe. Paola e Giuliano sono chini a terra per terminare le due grandi tavole che riproducono l’affresco della grotta della Natività di Greccio, rimbalzato su tutti i canali televisivi del mondo dopo la recente visita di papa Francesco.

Concentrati, silenziosi, i bambini si mescono agli adulti e agli adolescenti, accomunati dalla voglia di dare sfogo alla propria fantasia e apprendere una tecnica nuova. E di telefonini non c’è traccia.

«Sono davvero bravi», commenta l’assessore alla cultura del Comune di Rieti Gianfranco Formichetti, che cammina ammirato tra le opere. «La trovo una novità entusiasmante e mi piace tantissimo l’idea che sia condivisa da generazioni diverse: vedo che stanno venendo fuori delle cose bellissime, vedremo di utilizzarle al meglio, magari esporle».

Arriva anche il vescovo Domenico ad osservare, chiedere, complimentarsi. Nel frattempo, prendono il loro kit un gruppo di ragazze in tuta da ginnastica blu, trucco da gara e chignon, visibilmente appartenenti ad una società sportiva di ginnastica ritmica. Ci sono anche i genitori, gli accompagnatori, che trovano il laboratorio entusiasmante, e raccontano di averlo scoperto per puro caso: «Veniamo da Chieti, siamo a Rieti per una competizione agonistica. Abbiamo la mattinata libera perchè la gara si disputerà nel pomeriggio, e vagando per la città abbiamo scoperto questo evento». Le ragazze tracciano col gesso colorato la loro vita e il loro mondo: pedane, clavette, sfere e farfalle variopinte che volteggiano nell’aria. Per loro, probabilmente, è anche un modo per rilassarsi prima di gareggiare.

Giovanni le assiste, le consiglia, spiega loro da dove è meglio partire, che colori è meglio usare per primi. «Ora sono in pensione e finalmente posso dedicarmi alla mia grande passione, che tuttavia ho sempre coltivato, anche quando lavoravo in fabbrica. Lo faccio insieme a mia moglie, adoro stare insieme ai piccoli, creare insieme, stare a contatto con l’asfalto, con la strada, con le piazze».

Una passione che ha regalato anche grandi soddisfazioni ai madonnari bergamaschi. «Trentadue anni fa venne a fare un laboratorio proprio  come questo una bambina che oggi è diventata una delle madonnare più famose d’Italia».

E poi, il pensiero torna a papa Francesco. «Nel 2015 siamo stati chiamati a realizzare due disegni per la canonizzazione dei genitori di santa Teresa di Lisieux, Louis e Zélie Martin. Veder appesi alla facciata della Basilica di San Pietro i loro volti realizzati da noi è stata una grande emozione».

Da Frontiera 

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