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Il leprotto di Greccio

Il rapporto di san Francesco con gli animali è sempre ricco di insegnamenti spirituali

Una volta aggirandosi in quei luoghi (di Greccio), fu portato a Francesco da un confratello un leprotto, preso vivo al laccio. Francesco commosso, disse: «Fratello leprotto, vieni da me, perché ti sei fatto catturare»”. Subito la bestiola, lasciata libera dal frate si rifugiò spontaneamente nel grembo del santo, come a un luogo assolutamente sicuro. Questo brano tratto dalle Fonti Francescane, descrive bene sia il rapporto immediato di Francesco con gli animali, sia la bellezza della valle di Rieti così ricca di fauna. Le bestiole incrociate dal santo in questi luoghi sono spesso selvatiche. Sorprende che nonostante la loro natura selvaggia al contatto con Francesco esse diventino mansuete, fiduciose e si lascino prendere e toccare. Al di là dell’immagine poetica che vede il Poverello amante degli animali, o di quella più spirituale ispirata all’icona paradisiaca di Adamo che vive nell’Eden prima del peccato, le creature per istinto sanno riconoscere in Francesco il tocco della tenerezza, la mano di qualcuno che non farà loro del male. D’altronde gli episodi narrati dalla tradizione francescana, ci dicono che Francesco rimette in libertà gli animali, nonostante questi non vogliano separarsi da lui. Nessun possesso quindi per il santo: né di Cristo, né delle persone, né di alcuna creatura. La povertà che egli sposa non è sinonimo di mancanza di cose, ma desiderio profondo che ognuno sia un dono e non un prigioniero.

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