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Una vita di preghiera

Un’esistenza nutrita di preghiera non è un alibi per estraniarsi dai problemi del mondo; è invece uno strumento necessario che nutre i nostri giorni e rende il cuore attento e compassionevole come quello di Cristo

«San Francesco era solito passare l’intera giornata in una cella isolata e non ritornava tra i frati se non quando urgeva la necessità del mangiare. Non andava però nemmeno allora ad ore fisse, perché il desiderio prepotente della contemplazione lo assorbiva assai spesso completamente. Un giorno arrivarono da lontano all’eremo di Greccio due frati di vita santa e gradita a Dio: volevano unicamente vedere il santo e riceverne la benedizione lungamente desiderata. Essendo giunti e non trovandolo, perché si era già ritirato dal luogo comune nella sua cella, furono presi da grande tristezza. E poiché si prevedeva una lunga attesa non sapendo con certezza quando sarebbe uscito, presero la via del ritorno afflitti, attribuendo ciò alle loro colpe. I compagni del santo li accompagnavano, cercando di alleviare la loro tristezza. Quando furono lontani un tiro di sasso, all’improvviso si udi alle loro spalle il santo che chiamava ad alta voce, e poi disse a uno dei compagni: Di’ ai miei frati che sono venuti qui, di guardare verso di me. I frati si voltarono verso di lui, ed egli tracciando un segno di croce li benedisse con grandissimo affetto». (FF 631)
È Tommaso da Celano che ci racconta questo episodio, avvenuto a Greccio nella celletta solitaria a pochi metri dal convento. Francesco era un uomo divenuto preghiera, ma questo non lo rendeva indifferente verso i suoi fratelli, al contrario! Più sperimentava l’amore di Dio, più era attento ai suoi compagni di vita, e pur essendo austero con sé stesso, con i frati era magnanimo e comprensivo.

A cura di Padre Renzo Cocchi

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