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I presepi di legno di Giuseppe Lorenzini

Con le dovute ed opportune differenze, la storia di Giuseppe Lorenzini lo accomuna un po’ a san Francesco, per via di una malattia agli occhi misteriosa e complicata.
I presepi di legno di Lorenzini esposti nella sala mostre del Comune di Rieti non sono solo un hobby, ma per il pensionato di Poggio Moiano hanno rappresentato una vera e propria reazione fisica e psicologica al suo problema di vista.
 
“Nel 2004 mi trovavo nelle vasche d’acqua di Lourdes, stavo prestando servizio come volontario dell’Unitalsi per accompagnare i malati in pellegrinaggio al santuario mariano”, racconta il presepista. D’improvviso, quasi il buio. “Non ci vedevo più dall’occhio destro, inspiegabilmente. Ma pensavo all’emozione, allo choc psicologico: lì se ne vedono tante, si versano così tante lacrime che pensavo mi avessero accecato”.
 
Tornato a Rieti, Giuseppe si fa visitare da un buon oculista, ma la diagnosi non dà scampo al suo occhio: un’occlusione irreversibile della vena centrale della retina lo costringerà infatti a vederci per sempre “a metà”. All’inizio il colpo non è facile da incassare, poi inevitabilmente si reagisce, e ciascuno lo fa a modo proprio. “Rischiavo di deprimermi, di buttarmi troppo giù di morale, per cui ho deciso che dovevo inventarmi qualcosa da fare, investire il mio tempo in una passione che dimostrasse che potevo ancora fare qualcosa di utile, seppur con una visione limitata”.
 
Ed è così che Giuseppe attinge alla sapienza artigiana del suo vecchio mestiere di falegname. In una bottega di Poggio Moiano, appena tredicenne, iniziò ad imparare il lavoro come garzone, anni dopo prese la decisione di aprire una falegnameria con il fratello. “Erano gli anni Settanta, con il boom dell’edilizia c’era bisogno di tutto: porte, finestre, tavoli, arredi. E tutto si faceva a mano, anche le casse da morto. Per quello con il tempo l’attività si tramutò anche in agenzia di pompe funebri”. Oggi in pensione da molti anni, e con gli attrezzi da falegnameria da un bel po’ di tempo in soffitta, Giuseppe torna però a maneggiare il legno, e sceglie il tiglio.
 
“L’ho trovato più adatto a quello che volevo fare. Uso attrezzi semplici, come scalpelli e lime”. Si parte con una piccola opera, poi con una più grande, poi con due presepi da regalare ai figli e alle loro famiglie. Pian piano la passione prende piede, e Giuseppe Lorenzini tramite una conoscente del paese viene a sapere che esiste una manifestazione voluta dalla diocesi di Rieti che si chiama “Valle del Primo Presepe“. Da cosa nasce cosa, dall’idea di un presepe ne nasce un’altra. E dalla produzione di Lorenzini spuntano bassorilievi, si aggiungono Re Magi, ci si perfeziona nei dettagli.
 
La buona volontà non manca, il tempo libero da pensionato neppure, e quella sfida partita dopo il 2004 è sempre un motore infallibile: “Tanto, se ti deprimi non cambia nulla”. Tra i presepi lignei artigianali esposti nella sala sotto i portici di palazzo comunale ci sono centinaia di listelli di tiglio lavorati a mano, le casette fatte con il truciolato riciclato, e sul tetto di una capanna troverete ben 1400 tegole realizzate una per una da Lorenzini con das anticato. Ore di lavoro? “Tantissime e ci vuole molta pazienza, ma è molto soddisfacente. Anche a casa sono contenti che io mi sia dedicato ad un hobby, anziché crogiolarmi nella sofferenza per quanto è accaduto ai miei occhi”. Potete ammirare le creazioni lignee di Giuseppe Lorenzini fino al 2 febbraio 2023, con orari….
E dove non arriva la passione, arriva l’ironia. “Non aspettatevi capolavori, mi raccomando – dice il presepista – sono creazioni grezze, per di più fatte con un occhio solo!”. 
 
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