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Il fiorrancio

Nei testi medievali è citata come solis sponsa, sposa del sole, in quanto segna il ritmo del giorno aprendosi al mattino e chiudendosi al calar del sole; comunemente chiamata anche fiorrancio per il suo acceso colore, scopriamo insieme l’orologio dell’orto

La Calendula officinalis L. appartiene alla famiglia delle Asteraceae. Originaria dell’Europa meridionale, è coltivata come pianta ornamentale in tutto il mondo nelle zone temperate; in Italia è comunemente avventizia in quasi tutte le regioni e nelle isole dalla zona mediterranea a quella submontana, dai 0 a 600 metri sul livello del mare. Comunemente coltivata nei giardini, cresce spontanea nei campi incolti e nei prati ghiaiosi e ruderali prediligendo le zone assolate.

Descrizione
La calendula è una specie erbacea annuale o raramente biennale, rustica, pubescente, con radice a fittone e molte radichette laterali. Il fusto è eretto o ascendente, ramificato alto 30-40 centimetri, carnoso, angoloso, vellutato e robusto. La pianta è ricoperta da peli scabri e da ghiandole.
Le foglie sono sessili, alterne, oblunghe, lanceolate, dentate, di colore verde-grigiastro; le inferiori sono di forma spatolata e oblunghe con la base ristretta a cuneo e lunghe circa 2 centimetri, quelle superiori sono obovate e amplessicauli; il margine è dentato e con una ghiandola nera all’apice dei denti. La fioritura avviene da maggio a dicembre e si presenta con fiori riuniti in grossi capolini emisferici grandi 3-5 centimetri, circondati da brattee coperte da peli ghiandolosi, terminali e solitari, costituiti da 35 a 400 fiori femminili, ligulati, alla periferia, disposti in una densa corona e generalmente in due serie e da fiori maschili, tubulosi, al centro, a costituire un disco piano. I petali dei fiori ligulati assumono tonalità graduali dal giallo zolfo al giallo scuro e talvolta all’arancione. Il frutto è un achenio, quelli esterni sono alati e spinosi sul dorso, quelli interni sono anulari, ricurvi, senza ali né spinule dorsali.

Proprietà ed utilizzi
La calendula è indicata per ogni caso di lesione, piaga o infiammazione. Grazie al suo contenuto di carotenoidi la calendula contribuisce, infatti, a incrementare la produzione di fibrina, facilitando la rigenerazione dei tessuti e quindi la chiusura delle ferite. L’olio è ottimo sia come cosmetico, perché rigenera la pelle, sia come calmante e lenitivo, risultando molto utile contro le dermatiti causate dai pannolini nei bambini, per la cura di eczemi, acne o dermatosi e scottature; la tintura madre diluita in acqua per effettuare sciacqui e gargarismi è utile per la cura di ulcere della bocca, mal di gola e infiammazioni gengivali. Imbevendo un batuffolo di cotone di decotto di calendula si ottiene invece un ottimo rimedio per la riduzione naturale della sudorazione.
La calendula è utile per proteggere e lenire infiammazioni e dolori grazie al contenuto di mucillagini che le conferiscono proprietà antinfiammatorie, antisettiche e cicatrizzanti che la rendono efficace contro le irritazioni delle mucose. Per questo è indicata in caso di colite, gastrite ed ulcere e una delle sue più note applicazioni riguarda i dolori mestruali e addominali.

Dalle lacrime di Venere
Sia per i greci che per i latini, il fatto che i fiori si aprissero al mattino per richiudersi al tramonto era considerato un simbolo di sottomissione e di dolore per la scomparsa del sole: questa credenza ha fatto sì che la calendula sia stata associata nel corso dei secoli ai sentimenti di dolore, noia e pena. L’associazione della calendula al sentimento del dolore compare ed è ben esplicitato anche nella mitologia greca: la leggenda narra, infatti, che la calendula nacque dalle lacrime della dea Afrodite, Venere per i latini, disperata per la morte del suo amante, Adone, che era stato trafitto da un cinghiale mandatogli contro da Ares, Marte per latini, suo gelosissimo marito.

A cura di Fabiano Ermini e Roberta Zirone dell’Associazione Hortus Simplicium

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